Poker d'assi per "Charme in rosa"
È una tradizione ormai consolidata l'evento “Charme in Rosa”, tenutosi il 14 Luglio nelle prestigiosa dimora Torre del Parco a Lecce, eletta ormai capitale del Rosato, organizzato in maniera eccelsa dall'Ais Puglia, delegazione di Lecce. La location da favola ha accolto 150 etichette di rosati, e 50 etichette di olio extravergine di oliva. Non sono mancate due interpretazioni culinarie in rosa: cipolla di Tropea accompagnata da baccalà in tempura, creazione dello chef Gianluca Spagnolo di Torre del Parco; risotto alla barbabietola con carpaccio di ombrina, proposta di Cosimo Russo ristorante Aqua le Dune di Porto Cesareo.
I banchi d'assaggio sono stati disposti secondo una collocazione geografica, suggerendo due percorsi degustativi alla scoperta delle peculiarità del territorio che i vitigni autoctoni pugliesi possono esprimere. Il primo si snodava nella corte esterna al piano terra, raggruppando i vini della zona del Nord barese, Daunia, valle D'Itria e Murgia, terre di elezione di rosati a base di Nero di Troia e Bombino Nero, se tralasciamo la storia e le emozioni che ogni bicchiere sa raccontare, possiamo descrivere i primi come vini di buona struttura, bocca decisa e croccante, macchia mediterranea al naso e note speziate; gioiosi e delicati i secondi, naso floreale e fruttato e di ribes e fragoline di bosco, bocca Fresca e di buona sapidità.
Le tipologie presenti includevano anche rosati in blend con Aleatico, Montepulciano, e Malvasia nera, basi anche per spumanti metodo charmat, delicati ed eleganti, ideali per un aperitivo o da accompagnare ad antipasti di mare.
Altri due angoli di assaggio di specialità pugliesi, hanno fornito spunto per sperimentare abbinamenti cibo- vino: salsicce alla griglia, della Macelleria Lippolis e Degustazione di due formaggi, di cui uno affinato in crosta di noce, accompagnato da tipico pane pugliese.
Sulla terrazza al primo piano con splendida vista sulla città è stato possibile un percorso tra le terre del Salento, con Primitivo e Negroamaro protagonisti nel bicchiere. Entrambe, un tempo uve da taglio per colore e struttura per i rossi, in rosato esprimono note di terroir e tradizione. il primitivo, il vitigno d'elezione per i vini rossi, esprime in rosato il suo legame con la terra ed il mare, esaltandone la ricchezza, regalando un vino equilibrato, in cui le note rotonde in bocca e la sapidità si conciliano al naso con profumi di ciliegia, e di piccoli frutti rossi. Il Negroamaro, racconta la storia di un vino nato dalla lacrima o lagrima, le prima parte di mosto fuoriuscita da grappoli non ancora ammostati, per il consumo familiare. Delicato ed elegante al naso, il frutto si apre a favore di una maggiore dolcezza e profondità olfattiva, con note di rosa, melagrana e lampone. In bocca riemerge il territorio e la tipicità del vitigno in cui le dolci note fruttate e il buon tenore alcolico si contrappongono una buona freschezza e sapidità. Da pochi anni, è stato riscoperto il Sussumaniello, altro vitigno autoctono, in rosato capace di donare freschezza e succosità al palato.
Prima dell'apertura dei banchi di degustazione, si é tenuto il convegno 'I Rosati di Puglia:Poker D'Assi' con la partecipazione tra gli altri di: Massimo Apollonio, enologo, Piernicola Decastris, viticoltore, Amedeo Maizza, preside della facoltà di Economia del Salento, il senatore Dario Stefano e il prof. Giuseppe Baldassare, docente e membro della commissione nazionale alla formazione Ais che ha presentato il libro Puglia della dell'oro alimentazione e salute e bellezza.
Durante il dibattito, ogni ospite per quanto di competenza, ha condiviso in maniera unanime quanto il fenomeno del rosato, rappresenti sia in termini numerici che prospettici, 'una testa di ponte' verso i mercati nazionali ed internazionali per il settore agroalimentare pugliese evidenziando un cambio di paradigma dal punto vista sia produttivo che distributivo.
Per quanto riguarda la produzione negli ultimi anni si è verificata finalmente l’inversione delle quote di mercato tra vino imbottigliato e sfuso, confermando un trend di crescita, che necessità di una ulteriore spinta evolutiva. Gli sforzi tesi nell'elevare la qualità dei prodotti, arrivando a punte di eccellenza, rendono necessaria una risposta formativa, che garantisca un’adeguata preparazione in loco di tecnici, enologi e agronomi, profondamente conoscitori del territorio. Grazie al continuo lavoro delle istituzioni, consorzi di tutela e associazioni di categoria, ed alle capacità dei comunicatori del vino, il prossimo ottobre partirà un corso di laurea triennale in enologia e viticoltura inter-ateneo, in collaborazione tra l'Università del Salento e l'università di Bari (numero chiuso 75 posti), nuovi strumenti a favore di una maggiore consapevolezza del potenziale ancora inespresso.
Dal punto di vista della distribuzione invece è emersa una nuova tendenza caratterizzata dall’utilizzo massivo dell’infrastruttura informatica, in particolare con l’utilizzo delle piattaforme web e social sia per la commercializzazione, sia e soprattutto nella accessibilità e visibilità del prodotto su mercati un tempo sottovalutati. Dalle ricerche effettuate Il rosato è risultato il preferito dai “millenials” per i quali, le caratteristiche di freschezza, facilità di abbinamento, ed anche un colore accattivante, lo rendono 'conviviale' o più precisamente “social”; un vino quindi da bere in compagnia, per aperitivi, e capace di raggiungere e coinvolgere la fascia femminile del mercato.
I vitigni autoctoni Negroamaro, Primitivo, Nero di Troia e Bombino nero – i 4 assi pugliesi – danno voce all’identità del territorio pur con peculiarità che rendono ciascun rosato un prodotto unico. Tradizione ed innovazione si fondono per regalare nuove esperienze ed emozioni, se da un lato la tradizione, utilizzo dei vitigni autoctoni e tipologia, si sposano con le origini, le nuove tecniche di vinificazione e nuove sperimentazioni – pensiamo ad esempio agli “orange wines”- rivolgono lo sguardo ad un futuro nel quale, la Puglia, affronterà nuove sfide. La riscoperta e la valorizzazione del rosato è nata una decina di anni fa, quando la Puglia con le sue istituzioni ed i suoi consorzi si è opposta con tenacia nei confronti di proposte di regolamentazione del disciplinare che consentissero, per la produzione del rosato, il taglio di vini bianchi in luogo della tradizionale vinificazione in “rosa”. Il percorso è proseguito grazie anche alla capacità di saper comunicare e raccontare il vino; diamo il merito alle associazioni di promozione della cultura del vino ed in particolare ad AIS Puglia per l’organizzazione di questo evento, ormai arrivato alla settima edizione, in grado di coinvolgere moltissime persone non solo appassionati ma soprattutto avvicinare coloro per i quali il mondo del vino è ancora sconosciuto
La Puglia ha dimostrato di sapersi mettere in gioco raggiungendo diversi traguardi ma è necessario un ulteriore consolidamento. In particolare la puglia dovrebbe creare un movimento regionale per la creazione di un marchio di “rosato pugliese” che il consumatore possa identificare ed associare facilmente ad ogni vino rosato come avviene per esempio al prosecco che ormai è sinonimo di vino spumante di facile beva indipendentemente da zona di produzione e vitigno utilizzato.