Vino: a molti piace rosé
Non è una scelta democristiana, non è il rifugio di chi non osa fare una scelta precisa, non è un vino rosso sbiadito e tantomeno non si tratta di un miscuglio di vini rossi e bianchi (come potrebbe pensare qualche ignorante in materia enogastronomica). Verrebbe quasi da chiedersi: “ Chi ha stabilito che il vino rosato non è né carne, né pesce e che persino possa accompagnare solamente qualche piatto”?
Sopraffatti dal pregiudizio, i vini rosati hanno conosciuto un passato poco felice. Tuttavia a pesare sul successo di questa varietà di vino hanno contribuito anche altri fattori. In primis, le scelte di marketing errate dei produttori che hanno assecondato il senso comune, puntando poco sul lancio dei vini rosati.
Scelta scellerata dal punto di vista economico, se si considera che l’Europa produce il 75% dei rosati del mondo e che in questo mercato l’Italia (fra le cui regioni primeggia la Puglia) è seconda solo alla Francia.
Ma negli ultimi anni il vento sembra essere cambiato. Scosso da un impulso partito dalla Francia, il mercato sembra aver scoperto un forte interesse per i vini rosati, al punto che potremmo parlare di un vero e proprio boom di rosati e delle bollicine in rosa (basti analizzare l’andamento delle vendite degli spumanti rosè ).
Rosa tenue, cerasuolo o chiaretto: il vino rosato di qualità comincia ad incontrare le preferenze di molti.
Il rosato costituisce al momento poco meno del 10% della produzione mondiale di vino, ma si tratta di una percentuale in rapida ascesa.
E’ in Francia, USA e Germania che si registra il maggior gradimento da parte dei consumatori. Al contrario, in Italia, nazione in cui viene prodotto il 20% di tutti i rosati del mondo, se ne consumano pochi e quasi il 78% della produzione viene destinata all’esportazione, verso mercati più maturi.
Tra i circa 4,5 milioni di ettolitri di vino rosato prodotti in Italia, compaiono punte di eccellenza.
La Lombardia, ad esempio, è terra di alcune prestigiose bollicine rosè, quali il Franciacorta Rosè DOCG e l’Oltrepò Pavese Metodo Classico Rosè. Ma è la Puglia a rivestire un ruolo da protagonista nel settore, in cui primeggia tra gli altri il Castel del Monte Bombino Nero DOCG.
Altro luogo comune da sfatare: il consumo di vini rosati non è diffuso solo come aperitivo. A differenza di quel che si possa pensare, infatti, il rosato si adatta facilmente ad una grande varietà di cibi ed in molti casi si dimostra la giusta via di mezzo. Ed è sbagliato pensare, come dimostrano molti vini prodotti in Puglia, che il contenuto etilico non sia adeguato.
I vini rosati mostrano, inoltre, un gradevolissimo connubio con frutti di mare, antipasti leggeri, parmigiana di melanzane, carciofi fritti, latticini, prosciutto crudo, salame, ecc.
Perfetto l’abbinamento tra un vino rosato corposo del Sud Italia ed un bel piatto di linguine agli scampi o altro primo a base di pesce.
Ed infine, un abbinamento insolito lo propone il dott. Giuseppe Baldassarre (responsabile nazionale dell’Osservatorio su Vino, Alimentazione e Salute dell’A.I.S) nel suo libro intitolato “Una Terra vestita di Rosa: viaggio alla scoperta dei Vini Rosati di Puglia”: “Il vino rosato, con o senza bollicine, e la pizza sembrano fatti l’uno per l’altra: provare per credere!”.